lunedì 12 giugno 2017

I seminari del DACS: "L'espansione europea nel Tardo Medioevo"

“Servirsi nel piatto degli altri con meno complessi possibili”. È con questa definizione di interdisciplinarietà che il Prof. Heim Burstin, docente di Storia Moderna presso il nostro Ateneo, ha dato il via al seminario DACS tenutosi il 24 maggio 2017. Se la Storia ha un privilegio, infatti, è proprio quello di poter instaurare un dialogo “predatorio” con tutti i saperi disciplinari che si avvicendano nel panorama accademico e non solo; privilegio ingrato, poiché solo lo scorrere inesorabile del tempo può concederlo. Di qui la proposta di un innesto consolatorio che a partire da una prospettiva storica possa tentare di pacificare il disagio della nostra “scienza inquieta”, come ebbe a definire l’antropologia il Prof. Malighetti durante uno dei primi seminari. 
Cristoforo Colombo

Da studioso ed esperto di Rivoluzione Francese, Burstin ha tuttavia voluto offrire il suo prezioso contributo parlandoci di un’altra rivoluzione; quella che nel corso del 1400 portò letteralmente alla moltiplicazione dei mondi conosciuti. A partire da una prospettiva storica esplicitamente riferita all’approccio della World History, dunque legata a istanze anti-etnocentriche (dal sapore inevitabilmente antropologico), la lezione si è proposta con il seguente titolo emblematico: “L’espansione europea nel Tardo Medioevo” e ha inteso illuminare quel cono d’ombra che soggiace dietro la scoperta dell’America o, per dirla con Todorov, “la conquista” dell’America; una zona temporale spesso sacrificata alla memorabile data del 1492, come se per quell’impresa non fossero occorsi secoli di conoscenze stratificate, tecnologie trasversali, esperimenti audaci e miserabili fallimenti. Solo partendo da tale presupposto è possibile dunque convincersi del fatto che la traversata di Colombo non fu un che un punto d’arrivo, l’esito glorioso (e sanguinario) di una serie innumerevole di fattori che la resero possibile, tanto dal punto di vista immaginativo, quanto, soprattutto, dal punto di vista pratico.
Mappa dell'El Dorado


Al di là delle fantasie che per secoli hanno alimentato le più fervide utopie e le più orrorifiche paure da proiettare oltre le Colonne d’Ercole, in uno spazio immaginario e immaginato, popolato di amazzoni, creature fantastiche e paradisi terrestri – fantasie concretizzatesi nelle cartine geografiche del tempo così come nell’aspettativa mossa da avidità dei conquistadores -, restano le evoluzioni tecnologiche che i saperi di avventurosi esploratori, naviganti e scienziati, hanno trasformato in strumenti di navigazione indispensabili all’espansione europea: bussole, sestanti, cartine, timoni, alberi da vela, imbarcazioni… Tutti strumenti che, applicati alla scoperta dei grandi venti costanti e regolari degli Alisei, permisero di approdare nelle Indie Occidentali. 
Ma non è tutto. Afferma Burstin, infatti, che proprio nell’ottica di una Storia che sappia ragionare su grande scala è doveroso aggiungere dinamiche di più ampio respiro che sospinsero quelle caravelle pioniere attraverso l’Atlantico. Non bisogna dimenticare, allora, la forte crescita demografica che caratterizzava il periodo tardo medievale e la conseguente esigenza di reperire risorse alimentari che ne potessero soddisfare la fame; così come il progetto religioso di espansione della fede cattolica, in cerca di proseliti da catechizzare; e la necessità di sviluppare vie marittime alternative alla rotta mediterranea che consentissero di raggiungere l’Oriente, dal momento in cui l’Impero Ottomano ne ostacolava il transito; ma anche il bisogno di oro e argento per la coniazione della moneta, così come il bisogno di spezie ed altri beni ancora. Solo prendendo in considerazione l’insieme congiunto di tutti questi elementi è possibile leggere la storia di Colombo in una prospettiva anti-etnocentrica e cominciare, dunque, a vedere con altri occhi tutto quel che seguì quel fatidico 1492.

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