Dottorandi XXXII ciclo

CATERINA SCIARIADA



Chi sono
Dopo la laurea in Sociologia all'Università degli Studi di Milano Bicocca, ho completato il corso di laurea magistrale in Scienze antropologiche ed etnologiche presso lo stesso ateneo. Grazie alla borsa di studio “Extra”, tra il 2013 e il 2014 ho condotto un'etnografia di sei mesi in Thailandia, al confine con il Myanmar (Birmania). La ricerca, incentrata sull'umanitarismo internazionale e, in particolare, sui problemi di accesso alla salute per rifugiati e migranti birmani, ha costituito il cuore della mia tesi magistrale.

Il mio progetto di ricerca
"Il diritto alla cura in Myanmar (Birmania). Tra stigma, violenza strutturale e umanitarismo". Obiettivo della ricerca è analizzare la questione dell’accesso al sistema di cura in Myanmar. A partire dall'analisi delle esperienze di soggetti affetti da HIV e disabilità, cercherò di comprendere se e come i fattori del genere, dell'appartenenza etnica, del credo religioso e della condizione socioeconomica influiscano sulle possibilità di essere curati. Nel contempo analizzerò il modo in cui le organizzazioni umanitarie attive in ambito sanitario affrontino la questione del diritto alla salute, nel contesto del processo di democratizzazione in corso nel paese.


RAUL ZECCA CASTEL


Chi sono
Laureato in Filosofia ed Antropologia, ho collaborato alla realizzazione di documentari per la RSI e la RAI, viaggiando più volte in Sudamerica, soprattutto in Perù e in Bolivia, ma anche in Guatemala, Brasile e India. Per le edizioni Zeroincondotta ho tradotto e curato la pubblicazione di “1° Maggio. I martiri di Chicago”, di R. Mella e di “Truffare una banca…che piacere! E altre storie”, di A. Andrés. Sono autore del libro e del documentario “Come schiavi in libertà. Vita e lavoro dei tagliatori di canna da zucchero haitiani in Repubblica Dominicana”, Edizioni Arcoiris, Salerno, 2015. Per quasi tre anni sono stato impegnato come educatore nel Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR).

Il mio progetto di ricerca 
"Zucchero, oro e banane. Cause, conseguenze e significato della gestione privata di risorse entro il quadro teorico della critica al paradigma economico neoliberalista". A partire da tre specifici studi di caso relativi a differenti ambiti di lavoro nel settore agricolo e minerario della Repubblica Dominicana intendo intraprendere ed elaborare un’analisi antropologica che si configuri come il tentativo di inquadrare tali oggetti di ricerca nel contesto globale delle dinamiche politiche e macroeconomiche del sistema-mondo e, in particolare, entro la chiave di lettura del modello neoliberalista, individuando le interdipendenze esistenti tra l’agire locale e globale di quegli attori che definiscono l’attuale paradigma capitalistico del lavoro.


LUCIA GENTILE


Chi sono
Laureata all'Università Cà Foscari di Venezia in lingue hindi e sanscrito, ho conseguito la laurea specialistica in antropologia all’EHESS di Parigi, con una tesi sulla rappresentazione della gravidanza delle donne hindu di Ujjain (India). In seguito, ho ottenuto un master in antropologia medica clinica a Paris V-Descartes, con uno studio sull'accoglienza delle donne tamil in un consultorio (PMI). Attualmente, collaboro con il FFAST, il festival francese di cinema sud-asiatico e con l’associazione culturale KALI.

Il mio progetto di ricerca
“Rappresentazione della fertilità e della sterilità in India: corpo, parola e genere”. La ricerca s’interessa al modo in cui le donne hindu percepiscono la propria fertilità e la sua assenza, e a come le rappresentazioni di questi fenomeni partecipano alla costruzione identitaria di genere. La questione sarà affrontata a partire dalle narrazioni sulla fisiologia: le donne, come s’immaginano l’interno del proprio corpo? L’indagine si situa nel campo dell’antropologia della riproduzione e si sviluppa sul confronto di due casi studio, uno situato a Ujjain (Madhya Pradesh) e l’altro a Bhuj (Gujarat).


BARBARA AIOLFI


Chi sono
Laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'università Bocconi e in Scienze Antropologiche ed Etnologiche in Bicocca, sono vicepresidente di Mag2 Finance, dove lavoro dal 2004. Dopo gli studi a Buenos Aires, Santiago del Cile e Strasburgo, ho lavorato per tre anni in Tanzania come coordinatrice in un progetto di microfinanza. Ho svolto missioni in Ghana, Uganda, Kenya, Tanzania e Albania. Sono autrice del libro: "La finanza etica locale". 

Il mio progetto di ricerca
“Il corpo invisibile della merce. Mercati e consumi: dove le istituzioni economiche sembrano semplicemente economiche”. La ricerca ha lo scopo di dare corpo alle merci seguendone i flussi e le assunzioni di significato e di comprendere quali nuovi sistemi simbolici e quali nuove regole dell'economico, oggi, i rituali di consumo ci svelano. L'indagine sarà multisituata: partendo dal mercato rionale settimanale di via Stresa a Milano, proseguirà, seguendo le merci e il sapere ivi incorporato, nei territori di distribuzione logistica e di produzione, spesso geograficamente lontani, fino all'interno delle abitazione dei consumatori.


MARTA GENTILUCCI


Chi sono
Dopo la laurea triennale in Filosofia presso l’Università degli studi di Urbino ho conseguito nel 2016 la laurea magistrale in Discipline etno-antropologiche presso l’Università Sapienza di Roma. Nel 2015 ho fatto un campo di ricerca in Nuova Caledonia finalizzato alla stesura della tesi, ponendo particolare attenzione al rapporto tra sviluppo economico e trasmissione del patrimonio culturale kanak. Mi interesso di antropologia delle miniere, antropologia economica e dello sviluppo.

Il mio progetto di ricerca
“Kanacchizzare il nichel: etnografia di un’industria mineraria in Nuova Caledonia”. A partire dal contesto fertile e dinamico della Provincia Nord in Nuova Caledonia e dalla recente costruzione di un’industria di trattamento del nichel, la ricerca vuole far emergere la peculiarità di un territorio nel quale una parte significativa della popolazione kanak si impegna a de-costruire una concezione demoniaca del capitalismo. Analizzando il processo di resource-making, legato al movimento indipendentista, si vogliono individuare le dinamiche di “sacralizzazione” e “ritualizzazione” dei processi monetari.


MARIANNA AGONI


Chi sono
Dopo la laurea triennale in Scienze Antropologiche presso l’Università di Bologna, ho conseguito la laurea magistrale in Scienze Antropologiche ed Etnologiche presso l’Università di Milano-Bicocca, con una tesi in cui ho raccontato qualcosa delle pratiche e dei processi migratori di alcune famiglie rom provenienti dalla Romania conosciute in insediamenti informali a Milano. Tra il 2013 e il 2016 ho fatto parte del gruppo di ricerca dell’Università di Verona nell’ambito del progetto europeo "The immigration of Romanian Roma to Western Europe: causes, effects and future engagement strategies – MigRom". 

Il mio progetto di ricerca
“Migrazione e vita quotidiana di alcune famiglie di rom romeni tra Rojişte e Milano”. Obiettivo della mia ricerca vorrebbe essere quello di confrontarmi con la più ampia prospettiva antropologica sulle migrazioni contemporanee, in particolare sui movimenti migratori dall'Est Europa nell'epoca post-comunista e in seguito all'allargamento dell'UE, partendo dal caso delle migrazioni in Italia di famiglie rom provenienti dalla Romania. Quale elemento fondamentale per contestualizzare le dinamiche migratorie, vorrei ricostruire un quadro storico-politico e socio-economico del contesto di provenienza (regione storica dell’Oltenia), facendo emergere come la storia delle famiglie rom sia profondamente legata a quella della maggioranza della popolazione con la quale da secoli condividono un territorio.


DAVIDE BIFFI





Chi sono
Mi sono laureato in Antropologia nel 2013 a Milano Bicocca, precedentemente ho compiuto i miei studi magistrali presso l’università di Bergamo. Ho sempre affiancato allo studio in Università una serie di esperienze professionali per lo più nel terzo settore in associazioni e cooperative sparse tra le province di Milano, Bergamo, Lecco e Monza: progetti di accoglienza per richiedenti asilo, lavoro educativo con minori, adulti in difficoltà (psichiatria, handicap medio-grave). Dal 2014 lavoro esclusivamente sui temi dei richiedenti asilo. Attualmente coordino il centro Naga Har per rifugiati, richiedenti asilo e vittime della tortura di Milano. Sono membro di Escapes, Laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate.

Il mio progetto di ricerca
Partendo dal campo di ricerca tra Milano e la provincia di Monza, dove lavoro dal 2011 sul tema, cercherò di rispondere ad alcune domande alla base del mio progetto di ricerca: cosa succede alle persone che giungono in Italia e in Europa dopo aver attraversato il lungo e faticoso iter della richiesta d’asilo? Quale il destino delle migliaia di persone prima bloccate in attesa di una risposta alla loro domanda di protezione internazionale e poi abbandonate una volta che l’iter si è concluso? Quale può essere il ruolo pubblico dell’antropologia e il ruolo professionale degli antropologi all'interno del sistema che gestisce i richiedenti protezione internazionale?


ISMAILOU BALDE'



Chi sono
M. Ismailou Baldé, né le 07/10/1964 à Labé (Rép. de Guinée). J’obtiens une maîtrise en Chimie (Université de Conakry, 1990), une licence en conservation préventive (Université de Paris 1, 1997) et un Master en didactique des sciences (Université d’Abomey-Calavi, Bénin, 2012). A ce jour, je totalise 24 années d’expériences (au plan national et international) en collecte, conservation et mise en valeur d’objets ethnographiques, ainsi qu’à la conception et la mise en valeur de projets et programmes de formation au profit des professionnels africains des musées, archives et bibliothèques.

Il mio progetto di ricerca
Fort de cette riche expérience, je me suis engagé dans ce projet de thèse de doctorat en Anthropologie Culturelle et Sociale à l’Université de Milan Bicocca. Je m’intéresse à la thématique «Elevage, savoirs traditionnels et structure sociale au Fouta Djalon, Guinée». 
La présente recherche a pour but d’apporter sa contribution à la meilleure connaissance de la pratique de l’élevage au Fouta-Djalon tout en donnant un éclairage sur le rôle de la population servile dans la prospérité de cette activité identitaire pour leurs maîtres (rimbé).  Spécifiquement, il s’agit :
- d’enrichir et de mettre en valeur la littérature (écrite et orale) sur le Fouta-Djallon notamment celle liée à l’élevage et l’organisation sociale ; 
- de montrer comment les connaissances locales (rites et rituels, le mondé le traitement endogène, les pratiques occultes de tout genre, …) et la main d’œuvre servile ont contribué à la prospérité des troupeaux à une époque où la médecine vétérinaire n’était pas accessible ; 
- de montrer l’impact de l’immigration (interne et externe) sur la pratique traditionnelle de l’élevage ;
- d’identifier les raisons pour lesquelles les peuls du Fouta-Djalon figurent en bonne place en matière d’immigration parmi les communautés de l’Afrique de l’Ouest, et explorer des solutions. 

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