Chi sono
Nata nel 1992 a Melzo, nelle lande desolate fra la provincia di Milano, Bergamo e Cremona, io l’università non la volevo proprio frequentare. Eppure fra un turno in gelateria, uno al cinema e uno al pub sono riuscita a conseguire il diploma di laurea triennale in Scienze umane dell’ambiente, del territorio e del paesaggio presso l’Università degli studi di Milano. Successivamente ho deciso di proseguire gli studi approdando all’Università degli studi di Milano Bicocca conseguendo il diploma di laurea magistrale in Scienze antropologiche ed etnologiche con una tesi incentrata sull’analisi delle visioni ambientali fra piccoli contadini e ong ambientaliste ad Aceh, Sumatra. Mi interesso di ambientalismo e forme dell’abitare alternative, di stili di vita sostenibili e di consumi etici, di ecologia culturale e di conservatorismo ambientale, di resistenze native e di educazione ambientale.
Il mio progetto
L’obiettivo di questo progetto è l’indagine delle diverse visioni ambientali fra ong ambientaliste, piccoli contadini e operai delle industrie coinvolte nella coltivazione, lavorazione e vendita dell’olio di palma. L’intento è quello di giungere ad una comparazione fra due aree geograficamente e politicamente ben distinte presenti a Sumatra, cioè l’area di Aceh e quella di Riau. Intendo analizzare le dinamiche sociali, politiche ed economiche che definiscono la piantagione di palma da olio come arena politica e mercato in cui viene continuamente negoziata l’agency individuale del lavoratore.
EDOARDO OCCA
Chi sono
Nato e cresciuto a Milano (o meglio, in Bovisa) nel ’75, ho studiato Filosofia Teoretica in Statale (cosa della quale sono sempre più felice ogni anno che passa…) mi sono poi orientato verso l’Antropologia con una perfezionamento in Bicocca e la successiva Scuola di Analisi Transculturale.
Ormai 14 anni fa sono partito per l’Africa come volontario per una ONG e, a parte un intermezzo milanese di circa due anni, durante I quali e’ nato Erasmo, il primo figlio avuto con Laura, siamo sempre stati nel Continente Nero con esperienze e ruoli diverse.
Dal 2010 viviamo a Iringa in Tanzania dove lavoro con Medici con l’Africa CUAMM; in questi anni mi sono occupato di salute comunitaria, in particolare di salute riproduttiva, nutrizione, HIV ma anche di sanita’ pubblica e pianificazione dei servizi con le controparti locali.
Nel 2011 e’ nata Catherine Maria.
Da circa quattro anni coordino gli interventi sulla nutrizione in collaborazione con UNICEF.
In questi anni ho fatto ricerca in Tanzania, Repubblica Centrafricana ed Etiopia (nella foto, io sono quello con la pelle bianca e gli occhiali, le altre sono donne Daasanech in South Omo, Etiopia).
Avendo in questi anni sempre praticato l’antropologia sul campo, mi sono deciso a dare una forma compiuta a queste esperienze, e ora ho dunque l’opportunità del dottorato Executive grazie al partenariato tra Bicocca e CUAMM.
Il mio progetto
Nelle regioni di Iringa e Njombe, sugli altipiani meridionali della Tanzania, un terzo dei bambini sotto i 5 anni di età è affetto da malnutrizione cronica (stunting, in English). Questa è una forma di malnutrizione non manifesta o particolarmente visibile, ma che impedisce l’appropriato sviluppo delle facoltà cognitive dei bambini, ed è irreversibile.
In questi contesti, le cause della malnutrizione sono prevalentemente di carattere comportamentali e culturali, di conseguenza l’obiettivo della ricerca è fornire dati quali-quantitativi, raccolti con metodologie storiche-antropologiche, che possano sostenere I programmi di cooperazione della organizzazione non governativa Medici con l’Africa CUAMM. L’indagine esplorerà le concrete possibilità di integrazione fra sapere antropologico e interventi di cooperazione sanitaria, al fine di renderli maggiormente efficaci in termini di impatto sulle popolazioni e in quanto ad analisi delle più ampie dinamiche e politiche dello ‘sviluppo’.
ROBERTO RIZZO
Chi sono
Il mio percorso universitario è iniziato a Lecce con una laurea in Lingue e Letterature Straniere ed è proseguito con un percorso magistrale in Ethnology and Cultural Anthropology presso l'università Adam Mickiewicz a Poznan. Ho vissuto tra il 2010 e il 2017, per studio o per lavoro, in diversi paesi tra cui Germania, Ungheria, Malesia e Indonesia. In Indonesia, a Giava, ho svolto il mio primo fieldwork etnografico per la mia tesi di laurea magistrale, “Playing With Culture” incentrata sui processi narrativi ed epistemologici dei musicisti gamelan. I due soggiorni prolungati nel sud-est asiatico in particolare hanno ispirato il mio interesse in specifiche aree di investigazione antropologica che ad oggi costituiscono il focus della mia ricerca: antropologia fenomenologica, metodo biografico, campo religioso e le sue relazioni con i vari approcci al concetto di virtue ethics.
Il mio progetto
Il mio progetto di tesi dottorale, “Karma and its discontents”, si concentra, sul piano puramente etnografico, a portare alla luce una realtà religiosa – largamente ignorata nella pur cospicua letteratura antropologica su Giava – che sfugge al modo in cui viene concettualizzata quella tradizione discorsiva solitamente identificata come Buddhismo, nonché ad ogni suo pre-supposto sviluppo lineare in diramazioni cosiddette “orientali” ed “occidentali”. L'aspetto marcatamente “polifonico” del campo religioso in cui si articola il Buddhismo giavanese (in cui non solo si fondono diverse scuole buddhiste ma coesiste con l'Islam e sistemi cosmologici-rituali locali), inoltre, influenza le pratiche etiche intraprese e negoziate da chi lo abita, pratiche che si rendono particolarmente esplicite nel modo in cui viene vissuto e/o riflettuto, tra gli altri, il concetto di karma. Soffermandosi su queste pratiche, quindi, il progetto si propone di offrire un nuovo spunto sul modo in cui il religioso si posiziona nell'etico, attingendo tanto dalle prospettive etiche di matrice foucauldiana quanto da quelle di matrice più strettamente fenomenologica.
FRANCESCO DIODATI
Chi sono
Ho conseguito la laurea triennale in Antropologia, Religioni e civiltà orientale a Bologna, dove ho terminato la laurea magistrale in Antropologia Culturale ed Etnologia nel Marzo 2017. I miei interessi di ricerca riguardano principalmente l’Antropologia dell’Invecchiamento e dell’Assistenza e l’Antropologia dei Servizi Socio-sanitari in Italia. Nel percorso di tesi magistrale ho condotto un lavoro etnografico all'interno di un progetto coordinato dal Centro di Salute Internazionale e Interculturale di Bologna nei servizi di Cura Primaria nella provincia di Ferrara. Nella tesi, intitolata “Invecchiamento, Cure e Complessità nella Casa della Salute di Portomaggiore”, ho seguito un gruppo eterogeneo di professionisti sanitari e sociali mostrando cosa definisse per loro la complessità di assistere anziani non-autosufficienti in un contesto caratterizzato da un invecchiamento ormai consolidato della popolazione, una medicalizzazione crescente dell’ultimo stadio di vita nonché trend di privatizzazioni e taglio alle risorse dei servizi pubblici di cura a lungo termine. Mi interesso anche di Sts, Salute Globale, Sociologia Critica ed Economica.
Il mio progetto
Nel mio progetto di ricerca, intitolato provvisoriamente “Il carico dell’assistenza: Un’etnografia del supporto al “caregiver” in Emilia-Romagna”, intendo esplorare la rete di servizi e percorsi che nascono attorno alla figura del “caregiver”, poco trattata dalla letteratura scientifica sull’argomento. Attraverso un’analisi di documenti testuali prodotti da Associazioni di pazienti e familiari, Cooperative Sociali, bollettini e norme ministeriali e regionali, l’esplorazione di giornate dedicate al “caregiver” familiare, e focalizzandosi principalmente sull'esperienza degli operatori implicati in tali percorsi di sostegno e formazione nella provincia di Bologna, il progetto intende indagare la problematica traducibilità della figura del “caregiver” in pratiche concrete di aiuto e supporto a familiari e assistenti familiari che si occupano di un anziano non-autosufficiente. Mostrando quale siano le tensioni e le ambiguità morali e politiche, nonché le rivendicazioni sociali ed economiche, che attraversano il riconoscimento dell’onere e della fatica di chi assiste un anziano, la ricerca mira inoltre a riflettere su come il senso stesso conferito alle pratiche del prendersi cura e dell’assistere si trasforma nel contesto contemporaneo di cambiamenti demografici e del Welfare in Italia.
GABRIELE MASI
Chi sono
Classe 1990, sono nato a Milano, eterno ritorno del mio girovagare per il mondo. Laureato nel 2012 in Lettere Moderne, dopo un anno di esperienza in Australia tra i mandriani e i pescatori, ritorno in Italia dove ottengo l’abilitazione prima e poi la cattedra di ruolo nella scuola secondaria di secondo grado in Italiano e Storia. Nel frattempo, mi riscrivo all’Università conseguendo la mia seconda laurea magistrale in Scienze Antropologiche ed etnologiche in Bicocca dove mi laureo nel 2017 con la tesi “La luce della grammatica” sull'educazione delle seconde generazioni di migranti musulmani tra moschea e scuola primaria a Lonato del Garda.
Oltre all'accademia ho avuto una breve e semisconosciuta carriera artistica tra teatro e canto (ancora oggi ho un mio gruppo musicale) e di articolista/giornalista presso diverse testate online, occupandomi di mostre e spettacoli, educazione e mondo dell’università, e di mondo del lavoro e nuove ways of working.
Mi interesso di tutto ciò che è e riguarda l’antropologia che considero un fondamentale esercizio di pensiero su un animale assolutamente assurdo come l’uomo e le sue produzioni e una vera e propria medicina sociale per costruire un mondo migliore.
Il mio progetto
Il mio progetto di dottorato è lo spin off del mio progetto di tesi (o forse si potrebbe dire essere viceversa) e riguarda il movimento della Jamaat Tabligh in Italia, attraverso una analisi della rete e dei soggetti coinvolti tra antropologia delle religioni, migrazioni e politica. Movimento fondamentalista sunnita nato in India negli anni venti, il Tabligh è oggi una vasta rete transnazionale, già indagata in paesi asiatici come in Bangladesh e in alcuni lavori condotti in Europa, in Inghilterra e Spagna, ma che in Italia è definita ancora solo mediaticamente e attraverso la categoria di potenziale pericolo terroristico. Attualmente la mia ricerca è al livello di studio matto e disperatissimo nel cercare di decifrare il mantra epistemologia – teoria – metodo.
ALESSANDRA TURCHETTI
Chi sono
Mi sono laureata alla triennale in Discipline Etno-antropologiche presso l’Università degli Studi di Siena e alla magistrale in Antropologia Culturale ed Etnologia presso l'Università di Genova con una tesi dal titolo “Lo ‘spirito’ di Essaouira: la città degli Gnawa tra arte, patrimonio e turismo”, presentata in vari convegni e pubblicazioni. Ho poi frequentato i corsi di perfezionamento in “Beni Culturali Antropologici” e “Antropologia delle Migrazioni” all’Università Bicocca di Milano. Ho, inoltre, recentemente conseguito un master interateneo in Sociologia, Criminologia Critica e Sicurezza Sociale presso l'Università di Padova e Bologna con una tesi, dedicata al confine ispano-maghrebino, da cui ho tratto due articoli di prossima pubblicazione. Tra il 2009 e il 2017, per motivi di studio e/o di lavoro, ho vissuto in diversi paesi come il Belgio, la Spagna e il Marocco. I miei principali interessi di ricerca includono le culture della diaspora africana, gli studi sulla razza e l’etnicità, i border e i migration studies, l’etnografia urbana, l’antropologia del patrimonio e dell’arte, l’antropologia visiva.
Il mio progetto
La mia proposta di ricerca mira a indagare criticamente l’emergere in Marocco di una nuova scena artistica, culturale e “patrimoniale” collegata al concetto di “arte africana contemporanea”. In particolar modo, Marrakech, città-vetrina del Regno, è diventata negli ultimi anni un importante centro propulsore del sistema artistico continentale in quanto sede di uno dei primi musei (Macaal) e una delle fiere più significative (1-54) di arte contemporanea africana in Africa. Se l’arte contemporanea africana, come scrive Amselle, indubbiamente “si rivela un luogo strategico di interlocuzione – equivoci compresi – tra l’Occidente e l’Africa”, è altrettanto vero, però, che può risultare fecondo “provincializzare l’Europa”, “staccarsi dall’Occidente”, svincolandosi da questa esigenza di mettere sempre in relazione l’Africa e la sua produzione artistico-culturale al “noi”, alla ricezione e allo sguardo occidentali. Il panorama artistico-culturale contemporaneo marocchino, sempre più “rivolto a Sud” e connesso (branché) al concetto a geometria variabile di “Africa”, si configura, in tale direzione, come un ottimo punto di partenza per decentrare lo sguardo, riflettere sull'emergere di nuove geografie artistiche e ragionare sulle circolazioni transahariane e le relazioni interafricane (in modo particolare in rapporto ad alcuni temi cruciali della storia e del presente del continente come la “razza”, la schiavitù, le migrazioni) attraverso il prisma delle arti visive e delle politiche culturali ad esse collegate.
Tutor
FRANCESCO VIETTI
Chi sono
Nato e cresciuto a Torino, ho studiato lingue straniere (russo e cinese) e conseguito il dottorato in antropologia culturale presso l'Università di Genova nel 2011. Negli anni seguenti ho alternato l'attività di docenza e di ricerca in ambito universitario con una serie di incarichi di lavoro extra-accademico, collaborando con amministrazioni comunali, musei, associazioni, cooperative e organizzazioni non governative. Mi occupo di migrazioni, turismo e trasformazione urbana e ho svolto ricerche sul campo nei Balcani e nei paesi dell'ex Unione Sovietica. Tra le mie pubblicazioni: Il paese delle badanti (Meltemi 2010), Hotel Albania (Carocci 2012), Etnografia delle migrazioni (con Carlo Capello e Pietro Cingolani, Carocci 2014).
Attualmente sono assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione "Riccardo Massa" con un progetto inerente le comunità patrimoniali e il ruolo pubblico dell'antropologia: in particolare mi occupo del rapporto tra migrazioni, turismo e patrimonio culturale a Lampedusa e in altre isole del Mediterraneo.
Il mio incarico di Tutor
Da quattro anni collaboro con il DACS svolgendo il ruolo di Tutor dei dottorandi. Nell'ambito di questo incarico mi occupo anche del blog DACSdiaries come webmaster, firmando i post come DacsUnimib.
Chi sono
Classe 1990, sono nato a Milano, eterno ritorno del mio girovagare per il mondo. Laureato nel 2012 in Lettere Moderne, dopo un anno di esperienza in Australia tra i mandriani e i pescatori, ritorno in Italia dove ottengo l’abilitazione prima e poi la cattedra di ruolo nella scuola secondaria di secondo grado in Italiano e Storia. Nel frattempo, mi riscrivo all’Università conseguendo la mia seconda laurea magistrale in Scienze Antropologiche ed etnologiche in Bicocca dove mi laureo nel 2017 con la tesi “La luce della grammatica” sull'educazione delle seconde generazioni di migranti musulmani tra moschea e scuola primaria a Lonato del Garda.
Oltre all'accademia ho avuto una breve e semisconosciuta carriera artistica tra teatro e canto (ancora oggi ho un mio gruppo musicale) e di articolista/giornalista presso diverse testate online, occupandomi di mostre e spettacoli, educazione e mondo dell’università, e di mondo del lavoro e nuove ways of working.
Mi interesso di tutto ciò che è e riguarda l’antropologia che considero un fondamentale esercizio di pensiero su un animale assolutamente assurdo come l’uomo e le sue produzioni e una vera e propria medicina sociale per costruire un mondo migliore.
Il mio progetto
Il mio progetto di dottorato è lo spin off del mio progetto di tesi (o forse si potrebbe dire essere viceversa) e riguarda il movimento della Jamaat Tabligh in Italia, attraverso una analisi della rete e dei soggetti coinvolti tra antropologia delle religioni, migrazioni e politica. Movimento fondamentalista sunnita nato in India negli anni venti, il Tabligh è oggi una vasta rete transnazionale, già indagata in paesi asiatici come in Bangladesh e in alcuni lavori condotti in Europa, in Inghilterra e Spagna, ma che in Italia è definita ancora solo mediaticamente e attraverso la categoria di potenziale pericolo terroristico. Attualmente la mia ricerca è al livello di studio matto e disperatissimo nel cercare di decifrare il mantra epistemologia – teoria – metodo.
ALESSANDRA TURCHETTI
Chi sono
Mi sono laureata alla triennale in Discipline Etno-antropologiche presso l’Università degli Studi di Siena e alla magistrale in Antropologia Culturale ed Etnologia presso l'Università di Genova con una tesi dal titolo “Lo ‘spirito’ di Essaouira: la città degli Gnawa tra arte, patrimonio e turismo”, presentata in vari convegni e pubblicazioni. Ho poi frequentato i corsi di perfezionamento in “Beni Culturali Antropologici” e “Antropologia delle Migrazioni” all’Università Bicocca di Milano. Ho, inoltre, recentemente conseguito un master interateneo in Sociologia, Criminologia Critica e Sicurezza Sociale presso l'Università di Padova e Bologna con una tesi, dedicata al confine ispano-maghrebino, da cui ho tratto due articoli di prossima pubblicazione. Tra il 2009 e il 2017, per motivi di studio e/o di lavoro, ho vissuto in diversi paesi come il Belgio, la Spagna e il Marocco. I miei principali interessi di ricerca includono le culture della diaspora africana, gli studi sulla razza e l’etnicità, i border e i migration studies, l’etnografia urbana, l’antropologia del patrimonio e dell’arte, l’antropologia visiva.
Il mio progetto
La mia proposta di ricerca mira a indagare criticamente l’emergere in Marocco di una nuova scena artistica, culturale e “patrimoniale” collegata al concetto di “arte africana contemporanea”. In particolar modo, Marrakech, città-vetrina del Regno, è diventata negli ultimi anni un importante centro propulsore del sistema artistico continentale in quanto sede di uno dei primi musei (Macaal) e una delle fiere più significative (1-54) di arte contemporanea africana in Africa. Se l’arte contemporanea africana, come scrive Amselle, indubbiamente “si rivela un luogo strategico di interlocuzione – equivoci compresi – tra l’Occidente e l’Africa”, è altrettanto vero, però, che può risultare fecondo “provincializzare l’Europa”, “staccarsi dall’Occidente”, svincolandosi da questa esigenza di mettere sempre in relazione l’Africa e la sua produzione artistico-culturale al “noi”, alla ricezione e allo sguardo occidentali. Il panorama artistico-culturale contemporaneo marocchino, sempre più “rivolto a Sud” e connesso (branché) al concetto a geometria variabile di “Africa”, si configura, in tale direzione, come un ottimo punto di partenza per decentrare lo sguardo, riflettere sull'emergere di nuove geografie artistiche e ragionare sulle circolazioni transahariane e le relazioni interafricane (in modo particolare in rapporto ad alcuni temi cruciali della storia e del presente del continente come la “razza”, la schiavitù, le migrazioni) attraverso il prisma delle arti visive e delle politiche culturali ad esse collegate.
Tutor
FRANCESCO VIETTI
Nato e cresciuto a Torino, ho studiato lingue straniere (russo e cinese) e conseguito il dottorato in antropologia culturale presso l'Università di Genova nel 2011. Negli anni seguenti ho alternato l'attività di docenza e di ricerca in ambito universitario con una serie di incarichi di lavoro extra-accademico, collaborando con amministrazioni comunali, musei, associazioni, cooperative e organizzazioni non governative. Mi occupo di migrazioni, turismo e trasformazione urbana e ho svolto ricerche sul campo nei Balcani e nei paesi dell'ex Unione Sovietica. Tra le mie pubblicazioni: Il paese delle badanti (Meltemi 2010), Hotel Albania (Carocci 2012), Etnografia delle migrazioni (con Carlo Capello e Pietro Cingolani, Carocci 2014).
Attualmente sono assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione "Riccardo Massa" con un progetto inerente le comunità patrimoniali e il ruolo pubblico dell'antropologia: in particolare mi occupo del rapporto tra migrazioni, turismo e patrimonio culturale a Lampedusa e in altre isole del Mediterraneo.
Il mio incarico di Tutor
Da quattro anni collaboro con il DACS svolgendo il ruolo di Tutor dei dottorandi. Nell'ambito di questo incarico mi occupo anche del blog DACSdiaries come webmaster, firmando i post come DacsUnimib.
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