Dottorandi XXXIII ciclo

PAOLA SCHIERANO


Chi sono
Ho conseguito la laurea triennale in Comunicazione Interculturale e magistrale in Antropologia culturale ed Etnologia presso l’Università degli Studi di Torino. Tra 2012 e 2014 ho vissuto sull’isola di Tenerife - arcipelago delle Canarie - dove ho avuto l’opportunità di indagare la questione identitaria insulare e le sue declinazioni a livello nazionale ed europeo. A partire da tale osservazione ho maturato una prima riflessione sull’Oltremare europeo, giungendo ad un’esplorazione sulla condizione giuridico-economica dell’ultraperiferia e sulle peculiarità regionali dal punto di vista culturale, sociale e migratorio.

Il mio progetto di ricerca
Il mio progetto di ricerca intende indagare gli effetti della dipartimentalizzazione di Mayotte, unica isola dell’arcipelago delle Comore - oceano Indiano sud-occidentale - ad aver rinunciato all’indipendenza dalla Francia nel 1975; nonostante ciò l’isola ha acquisito ufficialmente lo statuto dipartimentale soltanto nel 2011.Mayotte presenta un contesto particolarmente interessante per l’osservazione di alcune rare articolazioni: unico dipartimento francese a maggioranza musulmana, interessato da una tarda e repentina modernizzazione, caratterizzato dal plurilinguismo e da un sentimento ambivalente nei confronti del gruppo insulare comoriano a cui appartiene dal punto di vista territoriale e culturale.La ricerca intende comprendere in che modo e in che misura il cammino di convergenza strutturale alla Repubblica francese abbia alterato le tradizionali relazioni di potere, di solidarietà e familiari. L’indagine si concentrerà sulle forme di resistenza, di negoziazione e di ibridazione culturale al fine di offrire un bilancio della metamorfosi dipartimentale a meno di dieci anni dal suo avvio. 


GIANLUCA CANDIANI



Chi sono
Nato nel 1990 a Busto Arsizio, da piccolo sognavo di fare il camionista.
Invece, dopo il Liceo mi sono iscritto alla Facoltà di Scienze Politiche all'Università di Milano, laureandomi in Scienze Sociali per la Globalizzazione con una tesi sui corrieri transnazionali tra Busto Arsizio e Chernivtsi (Ucraina). Alternando l'attività accademica con quella lavorativa, ho avuto modo di entrare in contatto con ambienti eterogenei, dalla pizzeria alla fabbrica, dalle cooperative alle librerie, fino ad approdare al Festivaletteratura di Mantova. Qui è maturata l'idea di iscrivermi alla magistrale di Scienze Antropologiche ed Etnologiche di Milano-Bicocca, percorso concluso nel 2016 al termine di un campo etnografico di 5 mesi nella Republika Srpska di Bosnia ed Erzegovina con una tesi sulle percezioni identitarie nelle giovani generazioni.
Mi diletto nel Teatro recitando in due compagnie teatrali della mia città; amo il calcio, ci gioco e alleno una squadra di bambini del mio quartiere.

Il mio progetto di ricerca
Il Dottorato di Ricerca vuole portare avanti un progetto etnografico di disamina analitica della relazione dialettica tra l’assetto socio-economico post-socialista della Bosnia ed Erzegovina, guidato dalle teorie capitaliste e dalla massiccia privatizzazione delle industrie statali e para statali e le condizioni di lavoro, le forze antisistemiche, le tradizioni di protesta e sindacali così come le aspettative future delle giovani generazioni all’interno delle città di Mostar, Zenica e Prijedor. Si cercheranno di indagare quelle posizioni pubbliche e private che esulano dal rigidismo etnico-dogmatico sancito dai principi costituzionali, voluti e perseguiti dalle diverse elites etnopolitiche tutt'ora al potere, al fine di approfondire (in maniera necessariamente parziale e circoscritta) i rapporti esistenti tra occupazione, istruzione, partecipazione attiva alla vita pubblica e radicamento delle istanze identitarie dei giovani cittadini bosniaci post-yugoslavi.


CRISTINA POZZI


Chi sono
Durante il percorso didattico svolto presso l’Università Milano-Bicocca, nel corso di laurea in Comunicazione Interculturale e successivamente nel corso  di  laurea  magistrale  in  Scienze  Antropologiche  ed  Etnologiche, ho coltivato la passione per la  lingua  e  la  cultura  cinese.  Questo  percorso  è  culminato  con un esperienza di campo tra  Pechino  e  Milano con una tesi riguardante  l'efficacia  simbolica  della  pratica  del  qigong  all'interno dello spazio urbano. L’esperienza  del  Master in  Sistemi  Sanitari,  Medicine  Tradizionali e  Non  Convenzionali,  svolto presso  la  stessa  università,  mi  ha permesso  di continuare ad occuparmi di  medicina tradizionale cinese e di riflettere  sul  ruolo dell'antropologo in questo contesto.

Il mio progetto di ricerca
L’obiettivo della  mia ricerca è quello di analizzare le dinamiche con cui medicina tradizionale cinese e biomedicina interagiscono nella Cina contemporanea. Il mio intento è quello di capire come il pluralismo medico viene costruito e organizzato in Cina e in che modo la medicina cinese e la biomedicina interagiscono tra loro nel panorama medico cinese. Questo progetto vorrebbe contribuire agli studi sul pluralismo medico, riflettendo sul modo in cui i concetti delle medicine tradizionali entrano in relazione con la biomedicina. In particolare, le dinamiche del pluralismo medico cinese verranno indagate utilizzando il concetto di qi che, in quanto concetto complesso, multiforme e apparentemente lontano dalle teorie della biomedicina, può costituire uno strumento di analisi e un dispositivo euristico per comprendere la relazione che intercorre tra biomedicina e medicina tradizionale cinese anche oltre i confini della Cina.


FEDERICA SCRIMIERI



Chi sono 
Laureata in Discipline Etno-Antropologiche all’Università degli Studi di Siena e in Antropologia e Storia del Mondo Contemporaneo all’Università di Modena e Reggio Emilia, mi sono sempre occupata di antropologia economica e di gruppi sociali come target di mercato. Nel 2013 un progetto di Servizio Volontario Europeo, supportato dallo studio della progettazione europea e della cooperazione internazionale, mi ha portato a lavorare per un’organizzazione giovanile Rom in Albania per nove mesi. Quest’esperienza ha costituito il focus della mia tesi di laurea magistrale sui fondi europei per la minoranza Rom in Albania.
Per mantenere l’antropologia, che mi mantiene in vita, attualmente sono operatrice customer care e insegnante di italiano per stranieri.

Il mio progetto di ricerca
“Non dire zingaro. Le ricadute inter-generazionali del mercato dell’aiuto allo sviluppo sulla comunità Rom in Albania. Dalla filantropia, alla cooperazione, ai Fondi Europei per l’allargamento.” La ricerca si concentra sulle forme di progettazione, in particolar modo quella europea, che intervengono sulla comunità Rom e la ri-definiscono attraverso obiettivi di integrazione e inclusione. Questo studio si propone di indagare le pratiche trasformative di cambiamento sociale attuate dalla progettazione che sembrano dividere la comunità tra adesione all’ideologia europea da parte dei giovani e forme di rifiuto espresse dagli adulti.


STEFANO FONTANA



Chi sono:
Sono nato a Como nel 1972, ho cominciato a operare nel sociale nel 1990 (come istruttore di nuoto per i chiamati "disabili"  a cavallo tra fine del liceo e inizio della facoltà di scienze politiche alla Cattolica di Milano dove mi sono laureato con una tesi in antropologia sul dono. Dopo un periodo in Argentina di studio (maestria in antropologia social ) e di lavoro (con un teatro popular in una villa miseria) dal 2004 mi son dedicato per 10 anni alla cooperazione internazionale, in diversi paesi (Mozambico,Vietnam,Libano, Brasile) sempre in programmi legati all'inclusione delle fasce considerate marginali (Detenuti, "disabili",...) e sempre con la convinzione che la diversità sia una ricchezza. Nel 2014 in Brasile sono venuto a contatto con il sistema di salute mentale della città di Belo Horizonte, in cui esiste un luogo pubblico, dove alla parola matto (louco) si vogliono mettere caratteristiche "positive"... da lì l'ispirazione e la voglia di intraprendere un percorso di ricerca....ed eccomi qui al Dottorato in Bicocca.

Il mio progetto:
Il mio progetto vuole analizzare e riflettere su un dispositivo della rete di salute mentale di Belo Horizonte, i Centri di Convivenza, in cui attraverso la pratica artistica si intende ri-costruire la cittadinanza, o ne si costruisce una nuova (con nuove categorie) a chi (il matto) ha vissuto (e ancora vive) in uno stato d'eccezione dove la presenza di uomo e cittadino è messa in seria crisi. Nella ricerca si vuole analizzare il particolare contesto brasiliano, che con una storia ricca (ed estrema), ha (dopo la dittatura) sviluppato processi di democratizzazione innovativi,nel caso della salute mentale, sperimentando (attraverso anche la lotta) sempre nuovi spazi e mantenendo quindi una dinamicità nello sviluppo del pensiero basagliano. Inoltre le contingenze politiche attuali con un evidente retromarcia verso il sistema manicomiale fanno di questo settore un luogo emblematico di studio. Nei centri di convivenza attraverso l'arte il matto si rende presente;e oggetto principale della ricerca sarà questo. Ma questa presenza (stimolata dagli artisti operatori) come si trasforma (se si trasforma) al di fuori del centro?

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