Si è concluso questo giovedì 13
luglio 2017 il Corso di Perfezionamento
in Antropologia delle Migrazioni indetto dal Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’Università di Milano-Bicocca e tenutosi
presso lo stesso Ateneo. Il percorso didattico, che si è articolato lungo 76
ore di lezione, ha inteso offrire alle corsiste – la declinazione al femminile
è d’obbligo, considerata la composizione del gruppo – uno sguardo panoramico, e
allo stesso tempo approfondito, sul variegato e complesso fenomeno delle
migrazioni contemporanee analizzate attraverso la particolare lente
disciplinare dell’antropologia, un sapere che a partire dalle sue specifiche
competenze “di campo” si propone di fornire preziosi strumenti teorici che
permettano una migliore comprensione della realtà concreta dei processi storici,
culturali, sociali, economici e politici che attraversano la nostra
quotidianità. In questo senso, il fenomeno migratorio rappresenta oggi una
delle chiavi di lettura più significative, tanto a livello nazionale quanto
europeo, per via della rilevanza che tale questione ha assunto nel discorso
pubblico e mediatico.
Attraverso il contributo di
svariati relatori di pregio - non solo antropologi e docenti universitari, ma
anche rappresentanti delle istituzioni, artisti, fotografi e documentaristi –,
il corso ha preso le mosse dalla definizione dei contesti di origine delle
migrazioni, focalizzando l’attenzione su alcuni casi studio che si prestassero
all’analisi delle cosiddette “culture della mobilità”, problematizzando dunque allo
stesso tempo concetti (e pregiudizi) come quello della “metafisica della
sedentarietà”. Come ebbe a dire il celebre sociologo algerino Abdelmalek Sayad,
infatti, occorre sempre tenere a mente che, anzitutto, ogni immigrato è anche,
o soprattutto, un emigrato. Di qui la rilevanza per l’analisi antropologica dei
contesti di origine, al fine di ricercare le pratiche e i saperi locali entro
cui le migrazioni prendono corpo.
Parte del corso è stata poi
dedicata al vero e proprio percorso migratorio, identificandone i principali canali
di transito e soffermandosi dunque sulle possibilità e sulle modalità di
attraversamento delle frontiere, per poi concentrare l’attenzione sui contesti
di approdo e i processi di accoglienza e integrazione, ponendo l’accento - al
di là dei dati numerici -, sulla dimensione esperienziale del migrante, inteso
come soggettività attorno alla quale si configurano politiche, pratiche e
saperi spesso conflittuali.
"The Migrants Arrived in Great Numbers", Jacob Lawrence (1940-41) |
Un’ultima parte del corso,
infine, ha spostato lo sguardo dalle migrazioni forzate, dei richiedenti asilo
e rifugiati, al più ampio discorso della mobilità internazionale, ponendo
particolare attenzione al mondo post-sovietico dell’Est Europa, per ricondurre
il fenomeno migratorio non solo a dinamiche storiche di ampio respiro, ma anche
per affrontare il tema del lavoro di cura che connota in modo preponderante le
storie di migrazione di decine di migliaia di donne provenienti da Albania, Romania,
Moldavia e Ucraina, così come anche da altri paesi al di là dell’Adriatico.
Per concludere, il corso ha rappresentato un’occasione
preziosa per riflettere criticamente su un tema purtroppo troppo spesso
affrontato con superficialità, piegato a strumentalizzazioni ideologiche di
ogni sorta e giocato sulle vite delle persone. La costruzione consapevole di un
sapere informato sulla mobilità umana rappresenta oggi una sfida aperta al
futuro e per proseguire il tortuoso cammino lungo la strada di una migliore
comprensione del fenomeno non resta che attendere fiduciosi la prossima
edizione del corso!
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