sabato 21 luglio 2018

Ricucire gli strappi della pratica antropologica. Dall’andata al ritorno, dal rurale all’urbano, dal campo alla teoria.


In occasione degli appuntamenti didattici del DACS, giovedì 31 maggio 2018, la prof.ssa Barbara Casciarri (Università Paris 8 – LAVUE) ha presentato un incontro seminariale dal titolo «Fare etnografia della “natura”, tessendo il filo tra campo e teoria» in cui, rielaborando le tappe del suo percorso di ricerca, ha offerto ai dottorandi degli strumenti utili per affrontare uno dei dilemmi cruciali dell’attività etnografica: la costruzione di un rapporto dialettico tra campo, teoria e scrittura. 
Il processo di rielaborazione dell’esperienza di campo rappresenta una fase cruciale dell’attività etnografica, in cui l’antropologo è chiamato a “tessere il filo” dell’antropologia che intreccia necessariamente presenza sul terreno e riflessione teorica. Esiste infatti uno scarto considerevole tra la fase di raccolta dei dati (produzione) e quella di analisi (interpretazione). 
«Come risaliamo, a partire da dati empirici, a linee di interpretazione teorica?», e ancora «Come, a partire da specifiche domande di ricerca, formiamo il metodo?». A partire da questi interrogativi, la prof.ssa Casciarri ha illustrato alcune delle modalità attraverso cui è riuscita a ricucire gli strappi caratteristici dell’attività etnografica, ponendo in essere un processo di costante rielaborazione del sapere capace di dare vita a connessioni illuminanti fra contesti molto distanti tra loro. 
La gestione delle risorse ambientali, e in particolare quelle idriche, rappresenta l'oggetto attorno al quale ruotano le indagini di Casciarri, tese ad articolare lo studio delle tecniche, del sapere e del potere nell'accesso a tali risorse. 
Impegnata dai primi anni ‘90 nello studio delle comunità pastorali del Sudan e dei sistemi di irrigazione delle comunità pastorali e agricole della Valle del Dra in Marocco, Casciarri è tornata successivamente in Sudan per dedicarsi all'analisi delle trasformazioni economiche e sociali connesse alla dismissione dei pozzi tradizionali presenti nel tessuto periurbano di Khartum, dando così origine ad un personale e prezioso processo di riconversione dal punto di vista tematico e areale. 
L’anno 2000 segna una svolta decisiva nel percorso di ricerca di Casciarri quando, discostandosi dallo studio delle comunità rurali del Marocco e del Sudan, sceglie di tornare in Europa per dedicarsi ai temi dell’ambiente in area urbana, dimostrando una straordinaria capacità di rielaborazione metodologica. 
Il salto etnografico compiuto da Casciarri evidenzia quanto l’attività dell’antropologo dipenda strettamente da un costante bricolage metodologico ed epistemologico utile, da un lato, a rimediare all'insufficienza di alcuni approcci socio-teorici che tendono a limitare la costruzione di un dialogo interdisciplinare, e dall'altro a sollecitare la rielaborazione di esperienze e conoscenze maturate in altri contesti per applicarle in nuovi terreni, anche geograficamente e strutturalmente molto lontani tra loro. 
L’attività didattica svolta presso l’Università Paris 8 ha rappresentato un ingranaggio fondamentale della transizione etnografica di Casciarri che, a partire da un seminario dedicato alle “Politiques de la Nature”, ha ideato una serie di stage etnografici in area urbana volti ad analizzare l’attività di “incorporazione sociale” delle “Natures en ville”, ad esempio nella zona suburbana di Montreuil.
Combinando aspetti rurali e urbani, storici e socio-politici, queste passeggiate etnografiche hanno permesso a Casciarri di elaborare una metodologia solida ricavando degli elementi di inquadramento trasversali rispetto ai singoli contesti considerati (rurali e urbani): 
a) Analisi del rapporto tra materialità e storicità, volto a comprendere i fenomeni contemporanei di (ri)politicizzazione; 
b) Rielaborazione di microstorie socio-ambientali utili a “far parlare le cose” (Appadurai); 
c) Ricostruzione dei processi di incorporazione (embeddedness) dei beni comuni, atti a mettere in evidenza la relazione pubblico/privato nell'attività di mercificazione all'interno di un contesto globale. 
La riflessione elaborata da Casciarri invita ad approfondire quell'ampio ramo della disciplina noto come “Antropologia dell’ambiente”, che include la Political ecology e l’Antropologia delle tecniche. 
La nozione di “ciclo idrosociale” rappresenta la chiave di volta di tutti i suoi lavori: è seguendo quelle che Casciarri chiama le «storie nascoste di acque locali» che è possibile far emergere la «natura poco naturale» dell’ambiente ecologico e sociale che ci circonda. Solo concependo l’ambiente quale sistema composto di reti (acqua, petrolio, minerali, metalli, ecc), costantemente attraversato da significati politici e culturali, è possibile cogliere gli assetti più ampi attorno ai quali spesso si annidano i semi dei conflitti socio-economici globali . 

Supporti teorici: 
Appadurai A., 1986. The Social Life of Things. Commodities in Cultural Perspective. Londres-New York, Cambridge University Press. 
Bédoucha G., 1987. ‘L'eau, l'amie du puissant’. Une communauté oasienne du Sud tunisien. Paris, Éditions des Archives Contemporaines (Collection « Ordres Sociaux »). 
Casciarri Barbara, 2013. «Systèmes sociotechniques, savoirs locaux et idéologies de l'intervention. Deux exemples de gestion de l'eau chez les pasteurs du Soudan et du Maroc», Autrepart, n° 65: 169-190. 
Casciarri B., Van Aken M., 2013. «Anthropologie et eau(x) affaires globales, eaux locales et flux de cultures». Journal des anthropologues, 132-133: 15-44. 
Casciarri B., 2011. «La desocialización del agua en las comunidades del Sur en tiempos de globalización capitalista : del sureste de Marueccos al Sudan central», in AYEB H. (ed), El agua en el mundo árabe : percepciones globales y realidades locales. Madrid, Casa Arabe: 107-139. 
Casciarri B., 2008. «Du partage au clivage : marchandisation de l’eau et des rapports sociaux dans un village du Maroc présaharien (Tiraf, vallée du Dra)», in BAUMAN E., BAZIN L., et alii (dir.), Anthropologues et économistes face à la globalisation. Paris, L’Harmattan: 87-127. 
Descola P., 2000. «L’anthropologie et la question de la nature», in DESCOLA P. (dir.), L’environnement en perspective. Contextes et représentations de l’environnement. Paris, L’Harmattan: 63-83.
Eker M., Loftus A., 2008. «The Power of Water: Developing Dialogues Between Foucault and Gramsci», Environment and Planning D: Society and Space, 26(4): 698-718. 
Kaika M., 2005. City of Flows. Modernities, Nature and the City. New York, Routledge. 
Latour B., 1997. Nous n’avons jamais été modernes. Essai d’anthropologie symétrique. Paris, La Decouverte. 
Loftus A., 2006. «Reification and the Dictatorship of the Water Meter», Antipode, 38(5): 1023-1045. 
Swygendow E., 2004. Social Power and the Urbanization of Water - Flows of Power. Oxford, Oxford University Press. 
Van Aken M., 2012. La diversità delle acque. Antropologia di un bene molto comune. Lungavilla, Altravista.

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