martedì 20 dicembre 2016

Segnalazione Call for cases: Il divario culturale delle aree rurali fragili

Il 17-18 marzo 2017 si terrà a Rovigo il convegno "Alfabetizzazione, apprendimento, arte. Il divario culturale delle aree rurali fragili", organizzato dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Trieste. Si segnala qui di seguito l'apertura della "chiamata per casi emblematici": 




Il termine divario o gap è provocatorio; la cultura non si misura su una scala; però le gerarchie del sapere esistono e pesano nelle relazioni fra persone e fra territori. Si capisce che dobbiamo rifuggire gli estremi opposti dell'arretratezza culturale e del compiacimento folkloristico, ma non si può prescindere da graduatorie del sapere convenzionale che si esprimono nell’istruzione, nella formazione permanente e nel trasferimento tecnologico. Sono tutte attività ordinabili in scale di valutazione. Si salva l’arte, che più difficilmente viene catturata dall’industria culturale o dalle istituzioni educative. Anche l’immenso patrimonio della conoscenza tacita elude le gerarchie del prestigio culturale, ma la sua esistenza è continuamente minacciata di estinzione o da fraintendimenti.

Se esista o meno un divario delle aree rurali fragili in termini di istruzione, formazione permanente e manifestazioni artistiche è tutto da dimostrare. I segnali negativi (peggiori prestazioni nei test, fuga dei cervelli, digital divide, mancanza di centri di ricerca…) sembrano prevalere su quelli positivi che pure esistono: ri-organizzazione della scuola primaria e sperimentazione di nuove pratiche educative, buone capacità comunicative, straordinaria vitalità di fiere, festival, sagre, musei diffusi, residenze artistiche … tutte esperienze che mirano alla valorizzazione della diversità ecologica e culturale.
La cultura, oltre che una forma del sapere, è un insieme di pratiche meritorie. Queste hanno una genesi, uno sviluppo ed effetti sulla comunità locale.

I casi di studio dovrebbero mettere in luce: a) le caratteristiche originali e evolutive di pratiche meritorie in aree fragili; b) gli effetti in cinque ambiti: economico (posti di lavoro, distribuzione ricchezza, investimenti…), ambientale (se e come contribuiscono a tutelare gli ecosistemi), sociale (coesione, pace, accoglienza), organizzativo (persone, modalità di gestione, risorse) e esistenziale (senso, felicità, orgoglio, piacere..). Sono benvenute sia ricerche di esperti, sia auto-analisi dei protagonisti di esperienze culturali, incluse - dopo l’ultima vicenda del terremoto - le culture dell’abitare e del costruire.

Si tratta dunque di un convegno che pare rispecchiare il nostro ragionamento sull'avvicinamento tra mondo accademico e pratiche applicative/sperimentali: uno degli aspetti rilevanti a proposito del nostro futuro di dottorandi in antropologia nel mondo del lavoro.

1 commento:

  1. Grazie Barbara, molto interessante! Tu hai un ruolo nel convegno? Ci segnali qualche esperienza di ricerca o lettura utile sul tema del convegno?

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